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Blues Origins #3

Terzo appuntamento con “Blues Origins”, la rubrica dedicata alle origini del Blues e all’importanza che questo fenomeno culturale ha avuto nel processo di sviluppo sociale afroamericano.

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LE ORIGINI – INTRATTENIMENTO VAGANTE

Nel XIX secolo la società statunitense era dilaniata dalle problematiche razziali e schiaviste. Gli Afroamericani, infatti, non solo erano ridotti in schiavitù e costretti ai lavori forzati nelle piantagioni ma erano anche oggetto di scherno e di derisione da parte della popolazione bianca. Nel 1820 gli attori bianchi iniziarono a proporre imitazioni delle danze e delle canzoni afroamericane all’interno dei loro numeri; si assistette dunque alla nascita del Minstrel show: uno spettacolo itinerante di improvvisazione teatrale, in cui gli attori si dipingevano la faccia di nero servendosi di sughero bruciato, e procedevano a una pesante caricatura dei gesti, delle parole e delle abitudini dei neri. Furono proprio questi attori, tra l’altro, ad indirizzare per primi ai neri epiteti offensivi come nigger, buck o coon. Durante queste rappresentazioni, gli Afroamericani liberi erano dipinti come dei dandy di città, desiderosi di assomigliare ai bianchi, mentre gli schiavi erano sempre contenti e comici.

Le prime compagnie afroamericane di minstrel, i black vaudeville, apparvero verso la fine del 1850, con l’idea di sfruttare l’autenticità etnica per avere successo nel circuito teatrale. In questo modo i bianchi entrarono veramente in contatto con la cultura afroamericana, fatta di balli, danze e musiche nere agli antipodi di quelle proposte dagli imitatori bianchi, i quali proponevano un idioma musicale più simile all’inno e alla ballata inglese che alla musica etnica africana. Paradossalmente però, anche gli attori neri dovevano tingersi il volto di nero, in modo da risultare tutti uguali.

In ogni caso, il movimento del vaudeville, fu un’importante manifestazione di autodeterminazione culturale ed economica. Alcuni dei suoi esponenti più autorevoli erano letteralmente “passati dai campi al palcoscenico” e venivano dunque guardati con ammirazione dagli Afroamericani: rappresentavano un simbolo di speranza, erano la prova concreta che anch’essi un giorno avrebbero potuto ottenere la libertà.

Esisteva anche un’altra tipologia di spettacolo itinerante: il medicine show. Uno spettacolo in cui i musicisti neri pubblicizzavano, per conto dei bianchi, i più svariati prodotti, dalle medicine ai cosmetici. Questa forma di intrattenimento è considerata fondamentale per la nascita, qualche decennio più tardi, della figura dello street singer.

Vincenzo Martorella scrive: «Figli di un’ideologia perversa, rozza e razzista, i minstrel show giocarono comunque un ruolo decisivo nella nascita e, soprattutto, nella diffusione del blues».

Il successo dei vaudeville fu immediato. Pur essendo spettacoli messi in scena da compagnie di colore, essi erano finanziati da ricchi produttori bianchi, i quali investivano ingenti risorse per la loro realizzazione. Gli impresari e i gestori dei piccoli teatri iniziarono dunque a cercare di accaparrarsi le compagnie migliori, e iniziò per questo motivo una nuova idea di management: si cercò di trovare un modo per consentire alle varie compagnie di replicare i propri spettacoli in teatri e città diverse. Iniziò così il tramonto dell’era dello spettacolo itinerante.

Nel prossimo episodio parleremo del cosiddetto “Delta Blues”, ciao!

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