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Blues Origins #2

Ciao a tutti e benvenuti al secondo appuntamento con “Blues Origins”, la rubrica dedicata alle origini del Blues e all’importanza che questo fenomeno culturale ha avuto nel processo di sviluppo sociale afroamericano.

Per chi volesse leggere il capitolo precedente basta un click qui!

LE ORIGINI – SACRO E PROFANO

Quando i primi schiavi africani toccarono il suolo americano, entrarono in contatto con un mondo e con una cultura totalmente differente dalla loro e, fin da subito, provarono a misurare i loro margini di sopravvivenza cercando di aggrapparsi a ciò che non poteva andare perduto: il proprio senso di appartenenza.

Per mantenere vivo lo spirito gli afroamericani iniziano fin da subito a servirsi della musica.  Nascono così le work songs, ovvero degli accompagnamenti cantati durante le fasi del lavoro. In essi si distinguevano due funzioni predominanti: la prima era quella di dare sollievo alla fatica, la seconda era quella di sincronizzare i movimenti delle squadre dei lavoratori (la sincronizzazione dei movimenti era fondamentale, ad esempio, per i rematori, tant’è vero che i canti di navigazione – i cosiddetti boat songs – hanno finito per costituire un genere a sé stante).

Riferendosi ai proprietari delle grandi piantagioni sudamericane, Vincenzo Martorella, importante critico musicale e storico della musica, ha commentato: «Non avevano a cuore le anime di chi, trattato come bestia, l’anima non poteva averla».

Tale affermazione deriva dal fatto che inizialmente nessuno fosse interessato alla conversione degli schiavi al Cristianesimo; i bianchi si accontentavano di proibire i culti religiosi di provenienza degli schiavi.  Furono invece gli schiavi stessi, profondamente religiosi, ad avvicinarsi lentamente alla religione dei loro oppressori, spinti probabilmente dalla necessità di mascherare i loro riti proibiti, ricoprendoli con una sorta di facciata “accettabile”.

Dall’approfondita analisi eseguita dallo scrittore afroamericano Amiri Baraka si evince anche che la religione attrasse gli schiavi perché era l’unico elemento culturale dei bianchi che potevano fare proprio.  Senza alcun dubbio, a svolgere un ruolo fondamentale nella diffusione del Cristianesimo all’interno della società afroamericana fu il movimento metodista fondato dal predicatore protestante John Wesley verso la metà del XVIII secolo, movimento ricordato in America col nome di Great Awakening.

A tal proposito, lo studioso italiano Luca Cerchiari scrive: «Il metodismo wesleyano fece un uso sistematico della predicazione, i cui toni accesi e infervorati saranno ripresi alla lettera dai primi membri della Chiesa afroamericana. […] Gli schiavi cercavano di riprodurre i canti in maniera consapevole, ma spesso li cantavano in maniera diversa, sovrapponendovi ritmi diversi da quelli originali».

Nascono così i primi spiritual, canti religiosi in cui i nero-americani tendevano a sottolineare maggiormente l’importanza della musica, a differenza dei coloni bianchi, più attenti ai testi.

Nel prossimo appuntamento parleremo della nascita dell’intrattenimento vagante.

A presto!

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