Holding Rhinos

Anche per l’articolo di quest’anno accademico voglio mettermi in difficoltà provando a commentare uno dei miei preferiti (e misconosciuti) batteristi.

Tocca dunque a Oli Craven colonna portante in qualità di batterista/cantante prima dei leggendari Crash of Rhinos (particolarissima formazione inglese a cinque elementi con due bassisti, in attività solo per il biennio 2011-2013 in cui sfornano due album) e poi del più “ristretto” gruppo Holding Patterns (formato da Oli con altri due superstiti dei summenzionati CoR).

Ci sono pochissime informazioni circa le sue precedenti esperienze riferibili principalmente a gruppi di derivazione punk. Caratteristica che si rileva nell’impostazione del sound generale, ma ingigantito da una caratteristica abilità di orchestrazione fulminea sul kit che rende lo stile ed il suono unico.

Fra le figure che spesso si ritrovano nei passaggi più frenetici ci sono single stroke 4 suonati spesso come SNARE-TOM-FLOOR TOM-KICK che spesso vengo impreziositi da un intenso e variegato utilizzo di accenti sui crash, rendendo elaborato, ampio e trascinante ogni brano.

Si veda (e si senta) a tal proposito l’apertura del più recente live, dove sulla prima parte tipicamente punk (ostinato in ottavi su FL TOM) si sentono spostamenti di accenti su piatti e charlie, nella seconda si “apre” ad un diluvio di piatti ( https://www.youtube.com/watch?v=qhUxB5uMxd4 da 00.00 a 00.38 ).

Tipici dei due gruppi e del genere a cavallo e fra EMO degli albori e MATH-ROCK melodico e fruibile, l’utilizzo di time signatures molto particolari come l’irregolare 8/8 che troviamo nella sua scomposizione classica (3+3+2)/8 sempre nel live degli Holding Patterns dal minuto 2.50 al minuto 3.10 (in un brano dove tra l’altro canta pure…incredibile).

Che dire, questi sono solo alcuni dei tratti caratteristici di questo mio beniamino il cui stile e versatilità unito alla potenza e velocità mi emoziona sempre e mi sprona a migliorarmi un poco ogni sudata ora passata sul kit.

Ad maiora!