Riflessioni notturne

In questi giorni mi sono ritrovato a parlare con diversi colleghi. Ne sono scaturite diverse riflessioni notturne a posteriori. La possibilità di poter parlare con operatori del settoreorganizzatori di eventi, musicisti, agenzie, insegnanti di musicada tutte le parti del mondo, mi ha permesso di riflettere.

Punti di vista differenti, ma purtroppo in un certo senso molto allineati. Come d’altra parte in molti settori. Siamo tutti consapevoli che ci sarà un “prima” e un “dopoCovid-19. Il corona virus sarà uno sparti acque per molte cose, per molti modi di vivere.

Si, c’è chi sembra quasi non voglia ancora convincersene, o chi sottovaluta, ma tendenzialmente sappiamo tutti che le cose saranno lunghe. Ma c’è quasi un approccio distaccato, sella serie “ma si, poi passa. Non può mica continuare oltre le due settimane…!

Il nostro ambiente è tendenzialmente positivo, non puoi essere che un sognatore ed estremamente ottimista se decidi di fare della musica la tua vita.
Vivi giornalmente di quella magia di un secondo, di quella soddisfazione effimera ed istantanea di un particolare momento, a dispetto di tutto il resto. Il sogno di poter dire “io ho deciso di farlo” e non essere dall’altra parte e fare parte di quelli che dicono “Beato te, anche io avrei voluto… Anche io volevo farlo…“.

Certo, ora sono momenti difficili per lo spettacolo e l’arte in generale, che sia musica, teatro o danza. Ma non mi sembra che gli altri se la cavino meglio…

Ciò non vuol dire che non bisogna essere obiettivi. Io, Alex Bonacci, ho le mie idee, le mie convinzioni.

Il rinvio di concerti è oggettivo. Il divieto di assembramento è oggettivo. Il divieto di spettacoli e festival, in cui pertanto l’assembramento ne è caratteristica fondamentale, è oggettivo.
Dal mio punto di vista, purtroppo, mi sembra anche ovvio che si opterà, o si dovrà optare, per forme alternative o forme nuove di aggregazione e diffusione della cultura e dell’arte. Le visite virtuali messe a disposizione da grandi musei nelle ultime settimane ne sono un esempio.

Ne parlavo anche con Ilaria della Zenart, con cui discutevamo lo svolgimento anche di semplici masterclasses o piccoli eventi. Seppure potrebbero essere quelli più facili da gestire per un controllo delle distanze da mantenere e altri eventuali obblighi che saranno dettati da nuove leggi, facevo notare che nessuna legge o norma di buon senso potrà tener conto della reazione psicologica della gente.

Tutti necessiteranno, necessiteremo, di una riconquista della fiducia nel partecipare massivamente ad eventi. Oppure no. Non lo sappiamo. Non c’è una regola da seguire o uno storico a cui attingere per immaginare come potrebbe essere al momento. Bisogna solo aspettare e vedere come evolverà.

La cosa bella è che la musica esiste da quando esiste l’essere umano e c’è stata prima e dopo eventi catastrofici. E anche durante. Ed anche in questo momento i musicisti e gli artisti in genere stanno dimostrando una capacità adattiva incredibile.

La capacità di adattamento e di trasformazione è ciò che fa sopravvivere una specie, Darwin docet.

Alla fine di questo putiferio saremo tutti un po’ diversi, ma magari anche migliori. O mi piace pensare così. Avrebbe almeno così un senso.

Notte