Gusti musicali: percezioni e (pre)giudiziRubriche

Un’opera totale (prima parte)

Gusti musicali: percezioni e (pre)giudizi

La rubrica dedicata all’ascolto consapevole: perché ti piace una canzone? Perché non sopporti quel genere? Non ti piace o non lo capisci?
E se non lo capisci, è perché non hai consapevolezza del suo linguaggio?

Un viaggio nella comprensione dell’ascolto dei brani, grazie alla rubrica “Gusti musicali: percezioni e (pre)giudizi” a cura di Nicolò Ugolini

La redazione di BLOM

Non è solo questione di tecnica

Per continuare a tenere vivo il nostro senso comune musicale può spesso tornare utile variare i nostri ascolti, scoprire nuovi gruppi e nuove sonorità. Oggi probabilmente diremmo semplicemente cambiare playlist, ma il concetto è lo stesso.

Qualcuno disse che la musica è fatta sempre delle stesse note, ciò che cambia sono le loro combinazioni. In un certo senso, non c’è niente di nuovo, negli ingredienti fondamentali, da Bach a oggi. Eppure non crediamo davvero che la musica sia soltanto una banale sequenza di suoni e di rapporti matematici.

La musica si vive, si sente: la associamo ai momenti più importanti, nel bene o nel male della nostra vita. Essa è parte della nostra esistenza più concreta e pochi di noi sarebbero disposti a pensare alla musica come a un qualcosa di separato da essa, per quanto inutile la si possa ritenere.

La musica non basta

A partire da questa visione più ampia di ciò che siamo soliti chiamare “musica”, e per continuare quella specie di apologia della musica elettronica, vorremmo soffermarci su alcuni aspetti che tendiamo a liquidare troppo velocemente quando ci imbattiamo in video o in racconti di grandi manifestazioni ed eventi di musica elettronica (un festival a caso, Tomorrowland).

Precisiamo che in questo caso entriamo di nuovo in contatto con un genere di musica elettronica, chiamato piuttosto genericamente dance music. A costo di sembrare pedanti oltre che eretici, vorremmo ricordare un’idea di un certo Richard Wagner. A suo parere, il compito dell’artista è quello di realizzare una “opera d’arte totale” nella quale trovino spazio e si armonizzino tra loro numerose forme artistiche. In altre parole, comporre una sinfonia non gli bastava: c’era bisogno di una scenografia imponente e della recita teatrale, di una vera e propria riunione di tutte le arti all’insegna della musica.


Un’opera totale (part.1) – Gusti musicali: percezioni e (pre)giudizi – Un’esibizione dal vivo del DJ italiano Giuseppe Ottaviani.

Per quanto sia importante distinguere tra Wagner e David Guetta, facciamo notare che questo modo di intendere la musica non è caratteristico soltanto dei grandi festival elettronici.

Sfido chiunque a dirmi che la grandiosità di un live come Pulse stia solo e soltanto nella musica. L’attenzione alla scenografia, ai giochi di luci e alle imponenti coreografie non è quindi solo un vezzo dei grandi DJ.

Un’altra forma d’arte

Per questi semplicemente è indispensabile tenere conto e curare quelli che in altri contesti sembrano solo dettagli e “inutili tamarrate”. L’ambientazione, tanto quanto la musica, è parte della loro produzione artistica. Se pensiamo che Avicii non sia un musicista al pari di Eric Clapton è probabilmente perché giudichiamo l’opera del primo coi canoni del secondo.

La loro arte è completamente diversa e abbraccia ambiti anche molto lontani dalla musica pura e semplice, a partire dal fatto di essere decisamente più visiva.

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